Effetto 3D: Nuova vita alle pareti e alla casa

Riscopriamo le superfici materiche Effetti naturali, armoniosi ed eleganti

Terra, argilla, calce e cemento, materiali appartenenti ai sistemi costruttivi del passato, che noi releghiamo alla tradizione, vivono oggi una nuova epoca di splendore con una forza espressiva mai sperimentata prima

Arch. Annalisa Panerari

Nello studio d’interni degli ultimi anni, mentre da una parte vediamo svilupparsi la tendenza ad avere palettes sempre più ricercate per colorare le pareti di casa con tinte desaturate, eleganti e dalla finitura opaca, dall’altra abbiamo già da qualche anno una forte spinta ad utilizzare finiture materiche che, attraverso l’utilizzo di materiali a spessore, danno rilievo a pareti e volumi in modo tridimensionale. Possiamo tranquillamente affermare che terra, argilla, calce e cemento, materiali appartenenti ai sistemi costruttivi del passato, che noi releghiamo alla tradizione, vivono oggi una nuova epoca di splendore con una forza espressiva mai sperimentata in precedenza.


Terra, argilla, calce ed intonachino: gli occhi chiusi per un passato che torna

Vi invito a fare un esercizio: chiudete gli occhi, togliete scarpe e calze e cominciate a toccare quello che vi circonda. Materia, materico, mater. È cosi! Non abbiate paura né fretta. Sfiorate un pavimento con i piedi scalzi e poi gradualmente appoggiate il peso. Accarezzate con il palmo della mano una parete. Ha una temperatura diversa dal pavimento, una tessitura sua che spazia dal liscio al granuloso. Potete avvicinarvi e scoprire che ne siete attratti in maniera specifica a seconda del materiale di cui è fatta. Se è un’argilla vi attirerà, se è una calce vi inviterà a scorrere, se è una terra vi farà venire voglia di scalfirla con l’unghia. Riprendete confidenza con quello che è mater: la terra! Un tempo percepivamo l’universo attraverso il contatto delle mani e dei piedi con il terreno. Eravamo scalzi e nudi e per questo capivamo, senza pensare, se stavamo bene, se eravamo all’asciutto, se la superficie ci avrebbe scaldato o protetto, se i ciottoli ci avrebbero tenuti vigili, se le scaglie ci avrebbero sostenuto o si sarebbero sbriciolate come fa una crosta di limo di fiume, secca di luglio, quando la calpestiamo. E poi le sabbie, a dirci quanto distiamo dall’acqua, quanta di questa terra verrà via con noi quando ci sposteremo per migrare. Con noi portiamo le terre che ricordiamo, le materie che abbiamo imparato a conoscere quando eravamo semplici, ingenui, basici. Poi è venuto tutto il resto ma ogni bimbo ha imparato il mondo in primis giocando con il fango.

Paese che vai, terra che trovi

Ma non sempre


Insieme ad acqua e luce, le nostre case sono fondamentalmente fatte di pietra, argille, intonaci e cemento. Non in tutto il mondo però. La nostra tradizione ellenico-romanica, che a sua volta prende le mosse dalle argille della Mesopotamia, dalla città di Ur, dalle polveri della Siria, dalle pietre della Giordania, dai marmi del Sinai, dal tufo di Napoli, ha fatto della mater la matrice di tutto quello che è destinato a durare.  Non è cosi in Asia dove il rito, la procedura, la natura sono le regole che guidano la continuità. Le abitudini sopravvivono all’uomo più delle case di legno o di bambù. Non è cosi nelle pianure africane dove un clima mite ha reso sempre possibile seccare al sole un’argilla che non teme di essere abbandonata per spostarsi in una zona più fertile o ricca d’acqua. Nessun rapporto con la terra cotta nelle tribù nomadi delle pianure americane dove migrare al seguito delle mandrie di bufali rendeva necessario caricare tutti gli averi, pochi, sul dorso di un cavallo. Nessuna cultura è impermeabile alle altre ma c’è una radice profonda che connota le aree del mondo ed il loro rapporto con la terra.


Il culto della mater in tre dimensioni

Nel nostro vivere quotidiano, nel nostro agire istintivo, nel nostro sentire prima di capire c’è un le game indissolubile con questa forma di aggregazione di particelle di sabbia, limo ed argilla diversa mente amalgamate e saldate. Negli interni, come nelle vie dei centri storici, ci sentiamo a nostro agio quando ritroviamo quelle porosità, quella triplice dimensione che non ha a che vedere con Cartesio ma con il tempo, lo spazio ed il sentire delle nostre emozioni. Per questo motivo per creare un senso di autenticità ed un’atmosfera dai toni naturali negli interni contemporanei, si è ricominciato ad utilizzare questi materiali costruttivi basici, dai confini incerti e dalle proprietà salutari, non emettono infatti sostanze dannose nell’ambiente circostante, hanno un altissimo potere traspirante ed una forte capacità di adattamento su qualsiasi forma e linea. Donano alle pareti un aspetto pieno, opaco e gradevole al tatto, per questo li prediligo negli interni particolarmente architettonici, per accentuarne i volumi. L’effetto è decisamente molto armonioso ed elegante. Essendo materiali con un certo spessore inoltre, aiutano nel mascherare le imperfezioni delle pareti.


Il cemento

Se nel periodo dal dopoguerra agli anni ’70 il cemento, materiale tipico del mondo edile, venne messo a nudo perché prevaleva la funzione sull’estetica (Brutalismo), oggi le aziende del design lo hanno nobilitato a materia prima per arredi e complementi, rendendolo, grazie alle moderne tecnologie, morbido al tatto, leggero e, perché no, a volte anche colorato. Lo tro viamo così in ambito domestico ad arredare ed abbellire l’interno e l’esterno delle nostre abitazioni in forma di corpo illuminante, come tavolo, come sgabello, come libreria, come rivestimento ceramico, come superficie di pareti, soffitti, scale e pavimenti. Lo si accosta a materiali eleganti, che creano morbidi contrasti: legno, pietre, marmi, soffici tessuti, ecc.


Il mio consiglio

Penso immaginiate già quale sia il mio consiglio per le vostre case: non fate mai mancare la giusta combinazione di mater. La vita è un insieme di sensazioni. Regalatevi qualche minuto tutto i giorni in cui accarezzare e sentire la materia, la matrice, la mater. Scoprirete che non ve ne siete mai staccati veramente, anzi, che ne siete parte.

Share by: